COLLAGE
Crudelia
"Tutto
ciò che è morto freme e respira.
Non soltanto gli oggetti della poesia,
le stelle, la luna, i boschi e i fiori,
ma anche un bottone bianco da calzoni,
che scintilla in una pozzanghera per strada...
Ogni cosa ha una sua anima segreta,
che tace più spesso di quanto non parli"
Kandinskij
La mostra tenutasi sabato 8 novembre 2014 alla Libreria Odradek in via del Banchi Vecchi;
Alcune foto della sala
la Poetessa Iole
Chessa Olivares vicino al collage a lei dedicato con in mano il libro di Fausta
Genziana Le Piane
(Ostaggio della vallata) presentato nel corso della stessa serata
ANIMA
SEGRETA,
CALEIDOSCOPIO D’ARCHETIPI
Fausta
Genziana Le Piane,
ovvero:
“Corrispondenze”
ad libitum,
cuori, dépliants, spray acrilici,
arlecchini e lustrini,
ed un futuro a cui fare le carte…
Tutto
il percorso del moderno rinnova sempre l’arte cambiandone non solo gli
stilemi, ma i canoni stessi della sua materia… Così, del
’900, personalmente mi ha sempre affascinato ammirarne non solo i talenti
della forma, o i maestri del contenuto, ma forse ancora di più i Rivoluzionari
dei Materiali, giocolieri o stregoni, strepitosi o soffici: materiali insieme
recuperati e predestinati… “Al punto fermo del mondo che ruota.
Né corporeo né incorporeo…” intonava Eliot nella mappa
esausta ed esaustiva dei Quattro Quartetti…
Picasso che già negli anni ’10 utilizzava pezzi di giornale, numeri,
scritte, papiers collés per i suoi collages…
Duchamp coi suoi ready-made, cioè oggetti comuni, pronti all’uso
(la famosa Fontana del 1917, cioè l’orinatoio rovesciato
di porcellana bianca)… E ancora e ancora: Schwitters che crea arte con
la non-arte, con gli oggetti più assortiti incollati su una tavola…
E c’è chi andrà ancora più avanti: Rauschenberg,
in Coca-Cola Plan (1958) utilizzò olio, matita, carta, legno,
metallo e… bottiglie di Coca-Cola: metamorfosando il suo gesto artistico
a tranquillo artigianato di falegname “new-dada” (nell’accezione
più critico-specialistica – fu il vero momento di passaggio dall’action
painting alla pop art)… E ancora e ancora: Dan Flavin col suo Senza
titolo del 1989 (un’opera, quasi un pannello/mobiletto vetroso tutto
di luci fluorescenti blu, rosse e bianche, dedicata ai 200 anni della Rivoluzione
Francese)… Nel 1992 è la volta di Jeff Koons con Puppy,
un’opera alta quasi 12 metri tutta costituita da piante in fiore collocate
su una struttura di acciaio e legno (e terriccio), insomma una grande, enorme
opera in fiore (come un albero, un tronco colossale fatto solo di fiori, foglie
e petali veri), originariamente collocata in Germania, nel gran cortile
dello Schloss Arolsen – e ora smantellata…
Sì, fa bene
Fausta Genziana Le Piane a sorvolare tutto questo gran Circo del Moderno da
cui veniamo e in cui ancora ci svaghiamo, a citare una deliziosa poesia del
grande Kandinskij, empatico filosofo de Lo spirituale nell’arte
(1912), gran vate e nume della visione astratta e delle “sinfonie
cromatiche” che forse hanno realmente salvato la modernità dai
rischi e dalle scorie del vièto manierismo, perfino dalla falsa, accelerante
retorica del moderno… Lì dove egli elogia ed insegue e raccoglie
idealmente come una stella “… anche un bottone bianco da calzoni,
/ che scintilla in una pozzanghera per strada”…
Oggetti d’arte,
collages d’emozione, decollages d’immagini, copertine
“letterarie”, ninnoli poetici… Fausta Genziana non dà
freno né giustamente pone limiti a una fantasia tenera e fervorosa, che
può impadronirsi di un albero –di un olivo che è scultura
vegetale, totem d’archetipo, fogliosa pausa sacrale– ma anche miniaturizzare
la Grazia come parvenza d’invisibile od abito quotidiano e rituale insieme.
Tre caffettiere colorate (come le vecchie e care Bialetti moka da 3 tazze),
diventano tre damigelle in ballo, tre policrome Grazie ex-neoclassiche ora dedite
ad un’amabile parodia inox postmoderna…
Caleidoscopio d’archetipi! Da quando la Scienza di Psiche ci ha junghianamente
aperto l’animus e l’anima, squartandoci (o di
volta in volta ricucendoci) tra Ego, Es e Super-Io, come giocare –gabbare,
a volte– il gran dramma dell’Arte? (O la sua morte che da quasi
due secoli –sì, almeno da Hegel in poi– ci viene annunciata
e proclamata come un’eterna ultima notizia della sera?)…
Ma c’è
molto di più. Un’estetica sola, non basta più a se stesa
– e infatti ce ne servono varie, tante altre, forse sempre di più.
Ecco la vera, sempre attuale profezia delle cosiddette avanguardie
storiche… Futurismo, surrealismo, dadaismo… tutto e tutti confluivano
di ispirazione in ispirazione fino a fondere e confondere –evviva–
gesto e parola, scrittura e suono, immagine e concetto, credo e stilema, tic
e utopia, senso e nonsense…
Così, si
parva licet, anche la nostra amica Fausta Genziana (il cui nome è
insieme un fiore e un augurio permanente, una qualità che è virtù
e portafortuna) si sforza e molto spesso riesce perfettamente ad essere Artista
d’Ogni Giorno, nella gnosi e negli oggetti, nel sorriso e nella condivisione,
nell’ironia e nell’Epokè…
Educata, sull’onda del suo amato Baudelaire, alle inarginabili corrispondenze
che c’intridono, coniuga sempre e con gran lena colore e gesto, materia
e forma, linea e pensiero, inseguendo e raggiungendo o riperdendo ad libitum,
sia la frantumazione che la ricomposizione.
Ecco insomma ciò che poi salda e rinsalda meglio la Fausta Genziana Le
Piane scrittrice (poetessa, saggista, prosatrice poliedrica) e la riconsegna
sempre lieta, sempre attenta, al Parnaso inesauribile delle sue e nostre amate
sinestesie… “Si tratta di scomporre la realtà e
ricomporla a proprio piacimento” ella scrive nella premessa, lì
dove s’autoaccusa d’essere ladra di immagini.
Ma le immagini sono sempre e davvero di tutti – alla radice della luce
e dell’ombra, nella foresta dei sogni e dei colori…
Per questo, giura
e spergiura Fausta, “dipingere è amare di nuovo”, e amare
è riconfondere ma anche ritrovare la gioia: un Prato di fiori
ritagliato di stoffe e fili di lana; un Hotel de la Lune incoronato
a tovagliolo di carta, semplici colori acrilici, una profilata lunetta lignea
a rilievo, un baldo ritaglio di giornale; e le Donne di ieri e di oggi,
di sempre, danzano per noi forse staccandosi radiose da un decisivo affresco
di Pompei o da un gran ciclo o fregio decorato in sublime di Gustav Klimt (quello
viennese del Palazzo della Secessione!); e dolcemente atteggiando movenze, scendono
forse dai muri, dalle stanze e dai musei troppo fulgidi e riapprodano, si denudano
su carte veline disegnate, porporine colorate che dicono bye bye! alla
Storia, e flessuose s’infuturano…
Le macchine e gli dèi sono con noi; ma anche tanti buffi, cari
Gufi assonnati (gufi d’acrilici, vellutino, perline, strass,
pennarello), coi loro grandi occhi che scrutano la notte del mondo, la notte
di sempre, la notte dell’anima… Che almeno riesca a far dormire
tutti i suoi incubi dell’“Umano, troppo umano” – e la
mattina, una mattina Fausta, dal profumo e con l’augurio della Genziana,
possa chiamarci a far colazione con tutti questi colori e sapori, languori d’incantesimo…
Chiamarci, convocarci in una cucina tinello, un grande living room
o permanente studio d’artista, open space che è appunto
Kitchen, cucina e focolare d’incanti e disincanti, anzi incantesimi,
miracoli alchemici… Accadono e riaccadono mischiando con molto amore ritagli
di giornale, gomme colorate, sabbie colorate – ma anche, ed ecco il materiale
più difficile, dieci, cento “ubbìe” colorate…
Cara Fausta Genziana Le Piane, ovvero: “Corrispondenze” ad libitum,
cuori, dépliants, spray acrilici, arlecchini e lustrini, ed un futuro
a cui fare le carte: lucide, riciclate, vellutate… E dove l’unica
“Pace” che ci resta vera, è forse solo un cartoncino colorato,
mani e dita congiunte ad ali…
Questa è
per oggi la nostra favola blu, ci piace e la raccontiamo insieme ai grandi e
ai bambini, a noi stessi e ad ogni altro da sé.
La raccontiamo ad ogni cosa o persona che sempre serba e conserva in sé,
come diceva Kandinskij, “una sua anima segreta, che tace più spesso
di quanto non parli”.
Plinio Perilli
Sono
una ladra d’immagini. Raramente un collage parte con un tema al quale fa seguito
la raccolta del materiale. E’ il contrario, come per la poesia. C’è una fase
d’immagazzinamento di tutto ciò che mi colpisce per colore, forma, contenuto.
Durante l’attesa, negli studi medici, dove è facile trovare riviste illustrate,
sfoglio le pagine e le strappo furtivamente. Il materiale è raccolto e messo
da parte. Perfino dimenticato. Poi, arriverà il momento in cui questi frammenti
sorgeranno dal caos e andranno a formare come tanti tasselli il disegno compiuto
d’un tema che m’interessa
L’arte del collage, puramente mentale, deriva dal movimento del cubismo ed ha
avuto seguaci quali Picasso, Braque, Severmi ecc.
Ogni tipo di materiale può essere utile: i miei collage sono fatti con carte
particolari acquistate al Louvre, a Parigi, ma utilizzo anche ritagli di giornale,
tessere telefoniche, carta crespa, carta lucida ecc.
Le macchine e gli Dei |
coriandoli |
Per esempio, in questo collage, Picasso ha usato carta di giornale e carta da parati...
Senza volerlo, gli artisti sono attratti dalle stesse forme, attingendo all’inconscio collettivo. Solo dopo aver realizzato il collage, mi sono resa conto che -per esempio Robert Delaunay nel ritratto di Philippe Soupault- il tema della “tenda” che si ricollega a quella di finestra, di riparo, di vedere e non vedere non era del tutto nuovo:
1922, huile sur
toile, 197x130 cm. MNAN, Centre Georges Pompidou, Paris.
L’oggetto (Antonioni dava molto valore agli oggetti, basti ripensare all’inizio del film “L’eclisse”, in particolare alla scena in cui la camera indugia sul posacenere) è “più di quello che si manifesta ai nostri occhi”. Paul Klee: “L’oggetto si espande oltre i limiti della sua apparenza in virtù del fatto che sappiamo che la cosa è ben altro di ciò che il suo aspetto esteriore rivela ai nostri occhi”. Gli oggetti hanno un potere magico. Cosi, una tessera telefonica può rappresentare il volto di un pescatore:
Il pescatore
Molti collage riproducono motivi ornamentali celtici, in particolare nodi e intrecci, linee curve che davano l’idea della continuità e dell’unità:
Donnavento
Donne
Fiori
Gufi
Libero volo
Musica
Attesa
Contenitori
Holtel della luna
Donna
Onda Fiorita
Dedicato a Carolina
Dedicato a Silvia
Presenza
Pioggia
Per Iole Chessa Olivares
Per Anna Manna
Ritratto
Coriandoli 1
Coriandoli 2
Zanzibar
Un commento di Pina Majone
(…)
Non a caso Fausta s’interessa anche di cinema e di fotografia. Sempre con forte
determinazione, con la passione che caratterizza tutto ciò che fa.
Fausta nasce, come tutti i poeti, in un certo modo. Io ho sempre sostenuto che
un poeta nasce da un’anomalia da un’anomalia e un’anomalia rimane nel contesto
umano e nell’universo: una creatura che senz’ali può raggiungere e navigare
cieli alti, ad altri negati, e che, nello stesso tempo, può sprofondare
negli abissi dell’inconscio attraversando quello spessore d’anima che porta
alla perfetta percezione del senso dell’esistenza e alla profonda conoscenza
di se stesso e degli altri (…) La Poesia per Fausta si estrinseca in modi diversi,
in tutta la sua poliedricità e senza mai smentire se stessa: l’immagine,
nell’opera di Fausta, si fa così parola, forma, segno, colore, ritmo
(…) Fausta ha bisogno di più. Il suo mondo poetico non comincia e non
finisce (come è per la maggior parte di noi) tra i margini di un foglio
né si esaurisce nella composizione di versi (anche se ne scrive di molto
belli ed intensi), ma cerca altri spazi di realizzazione e di riscontro-risposta
a ciò che urge dentro ed è davvero tanto (…)
Fausta Le Piane non possiede soltanto la fantasia e l’abilità di fare
collages con le carte colorate, che si scompongono per ricomporsi, ma le piace
spesso “uscire dal seminato” per fare questo straordinario gioco anche con le
parole, invadendo una zona inesplorata di quest’arte cosiddetta “minore”. Fausta
è abilissima a fare collages di parole, di versi e di immagini altrui,
prendendo il bello ed il buono da opere di altri artisti. Il grande ispiratore
di Fausta è l’Amore. E sono tanti gli amori di Fausta. Perché
Lei, oltre al mare della sua e mia Calabria, oltre al cielo, alle stelle, alle
pietre, alle piccole stelle di mare, ama di un amore grande e unico tutte le
creature, la loro imperfezione, la loro incompletezza, ama chi soffre, ama la
pace e tutto ciò che è solo e indifeso, ama ciò che è
infinitamente piccolo ed infinitamente grande. Il mondi di Fausta prende forme
diverse e colori che variano a seconda degli stati d’animo e del modo sempre
mutevole di porsi di fronte alle cose. C’è un evidente parallelismo tra
i collages e le poesie: ad immagine corrisponde il verso (…) Bellissimo è
il collage sulla Pace, dove il volo degli uccelli segue una ellittica intorno
a due mani che si toccano intrecciando le dita in segno di solidarietà
e amore, il tutto siglato da un interro-gativo che ci trasmette l’angoscia sul
destino dell’Umanità (“Stiamo perdendo la sensibilità?”).
Nel collage delle Stelle marine adagiate sull’azzurro fondale come piccole realtà
definite sulla indefinitezza dell’inconscio e dell’irranggiungibile, ritroviamo
Fausta che, come noi di Calabria, è creatura d’acqua, sempre alla ricerca
di siti perduti, di Atlantidi sommerse.
L’impossibile, il mitico le suggerisce un altro collage, quello del Liocorno
il mai-esistito animale simbolo del favoloso e dell’imprendibile come la felicità.
Fausta non sa vivere né scrivere né disegnare senza inseguire
un sogno. Comunque. Ama vivere nella realtà ma con gli occhi della mente
sempre puntati alle zone alte del cielo.
Non a caso il Liocorno (o Unicorno) è anche la costellazione del
Monoceronte e, pur essendo un “collage” di realtà animale diverse, fatte
di materia, nella sua totalità rappresenta il mito, la favola, il sogno,
il subconscio….
Ho tentato anche di spiegare quella piccola foto di Fausta bambina, collocata
in basso nel collage ispirato a Praga, dove, sotto il motivo celtico che fa
da cornice, è evidente una cornucopia in stile liberty da cui trabocca
una dovizia di foglie (o di spighe?). Più giù si nota una struttura
essenziale dove le linee tra il possibile e l’impossibile, tra la Storia e l’Antistoria,
sono sottolineate dalla purezza del colore senza sbavature e senza mezzi termini
che, smaterializzando la Materia, dà corposità all’Antimateria.
La bambina della foto sta lì a significare il completo, assoluto coinvolgimento
di Fausta all’opera d’arte e alle sue mille significazioni.
In altri collages, ritorna il motivo celtico che parla chiaro sull’ammirazione
dell’Artista per questa civiltà del passato che ingiustamente e per lungo
tempo è stata dimenticata o almeno poco valorizzata.
Il collage non è un olio su tela né una scultura dove la mano
dell’Artista nel creare l’opera d’arte con la gestualità, trasmette direttamente
alla tela o alla pietra (o a qualsiasi altro supporto) il pensiero emotivo,
l’idea della forma ed ha l’agio ed il tempo per restare ad essa il più
fedele possibile… Nelle altre Arti, tra l’idea e la mano che la visualizza,
il rapporto è assai più diretto.
Il collage è un’operazione molto più complessa a cui ricorrono
più fattori attitudinali intermedi, a cominciare dalla scelta del soggetto
che non sempre è realizzabile nella sua interezza, perché i materiali
a disposizione, per diversi motivi, non sono combinabili tra loro (…)